Arcangelo Maraga (1925-2007) Olio su tela + corn. 100×81 cm del 1966

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Descrizione

Foto originali del prodotto offerto in ottime condizioni

Misure tela 80 x 60 cm

Cornice antica molto elegante senza vetro 100 x 81 ( un angolo usurato )

TITOLO: L’orologio del nonno

Stupendo quadro figurativo con finte applicazioni

Ø     ORIGINE: Italia.

Ø     PERIODO: 1966

Ø     STILE: Astratto, surrealista figurativo.

Ø     MATERIALI:  composizione , totalmente dipinta ad olio su tela

Arcangelo Maraga, il pittore che sapeva leggera la natura

La sua luce segreta si é spenta. Vittima della crudeltà invalidante del morbo di Parkinson. Il peggior destino per un artista. La mani divengono ingovernabili. Sofferenza fisica addiziona sofferenza di non poter dipingere. La sua ultima residenza veneziana fu nella centralissima calle dei Fabbri. Il luogo delle passeggiate di Camillo Boito. Trent’anni fa tornò a Ponte nelle Alpi. A Soccher, via San Giorgio. Negli anni cinquanta e sessanta una visita a Venezia obbligava alla ricerca, nelle vetrine tra i calli, dei suoi personalissimi quadri. Nature morte, fiori, frutti. Abbandonata Belluno dopo la Resistenza partecipata con la benedizione del Vescovo Bordignon. Dopo lavori diversi, si era dedicato esclusivamente alla pittura. Nel momento in cui a Venezia si scioglieva il Fronte Nuovo delle Arti. Vedova si separava da Pizzinato. Il primo coniugando fede comunista e rifiuto del realismo sovietico, il secondo, sulla scia di Guttuso, accettando entrambe le ortodossie. Arcangelo creava in proprio. Cattolico, lavorò sulla natura, cioè sulla creazione. Nacquero le nature morte. Caravaggio scrisse: ‘ una natura morta è ardua come un ritratto”. Maraga lo sperimentò sulla pelle. Il barocco italiano ed europeo é ascendente probabile della sua pittura. Maestri (sei/ settecento), nomi da capogiro: Evaristo Baschenis, Giacomo Cerruti, Cristoforo Munari, Adrien van Utrecht, Sebastian Stosskopff. Altri. Maraga sembra avervi attinto arte e tecnica, aggiungendovi una personalissima luminosità. Immagini si disse ‘fotografiche”. Non era vero. I suoi teleri non erano né fotografie a colori (allora quasi sconosciute), né iper realismo Usa. Maraga leggeva, con cura calligrafica, la natura, ne poneva in risalto dettagli ‘miracolosi”, la rugiada ed il suo luccichio, i sottilissimi trasparenti veli di polvere, l’accartocciarsi, reso quasi sonoro, delle foglie. Piccoli particolari che Le Courbesier defini ad effetto poetico. Dettagli, che valevano l’intero quadro. Dio sta nel particolare insegnava Carlo Scarpa. Sul particolare Arcangelo si spese con armonie da solista. Crebbe una nicchia raffinata e personale. Identificativa. Forse tessuta sotto il fascino della metafisica. La pittura di Arcangelo oggi è perseguita ed aggiornato dal giovane Antonio Nunziante. Classe 1956, parteno/fiorentino ‘cultore della pittura degli antichi”, dal profilo internazionale. Un biasimo. Maraga Arcangelo visse a Soccher di Ponte nelle Alpi da straniero in patria. Ignorato nelle iniziative culturali locali, spesso presuntuose, sempre eterodirette. Questo in fondo potrebbe marcare un titolo di merito. Ora la risposta è al Comune ove è vissuto, combattendo da partigiano prima e dipingendo da artista europeo poi. Una luce si è spenta. Il cerino ha bruciacchiato le dita dei molti, soprattutto amministratori locali, che lo ignorarono in vita. E’ l’ora di riparare

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